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SVIZZERA/CITTÀ DEL VATICANOIl ritorno dei soldati ticinesi nell'esercito dello Stato Pontificio

06.05.24 - 18:43
In Vaticano si è tenuto il giuramento di 34 nuove Guardie Svizzere: fra loro il luganese Giacomo Porcini e Gabriele Scaffetta di Locarno
Foto GuardiaSvizzera.ch
Il giuramento di Giacomo Porcini
Il giuramento di Giacomo Porcini
Il ritorno dei soldati ticinesi nell'esercito dello Stato Pontificio
In Vaticano si è tenuto il giuramento di 34 nuove Guardie Svizzere: fra loro il luganese Giacomo Porcini e Gabriele Scaffetta di Locarno

CITTÀ DEL VATICANO - L'emozione è palpabile nel Cortile di San Damaso, dentro al Palazzo Apostolico, gremito di personalità ecclesiali e autorità politiche, fra cui una delegazione della Confederazione guidata dalla Presidente della Confederazione Viola Amherd con il Presidente del Consiglio nazionale Eric Nussbaumer e la Presidente del Consiglio degli Stati Brigitte Eva Herzog.

Il giuramento di 34 nuove Guardie Svizzere - Ma a prendersi la scena oggi - annunciato dai trombettisti della Banda della Guardia Svizzera Pontificia e dal rullo dei tamburi - è il lento avanzare, nel cortile, di un piccolo battaglione in uniforme di gala con tanto di corazza e casco color argento con adorno di piuma rossa: sono i trentaquattro nuovi soldati della Guardia Svizzera Pontificia e oggi, il 6 di maggio, è il giorno del loro giuramento.

Si giura sempre il 6 di maggio, per ricordare lo stesso giorno di quel 1527 quando 189 guardie svizzere difesero Papa Clemente VII contro un esercito di lanzichenecchi tedeschi e mercenari spagnoli. Centoquarantasette di quelle guardie caddero in battaglia, alla fine Papa Clemente VII fu costretto ad arrendersi ma mise in salvo la sua vita e quella delle 42 guardie che furono risparmiate dalla furia sanguinaria.

Con questo voto di fedeltà - preceduto dall'ispezione del Comandante Christoph Graf e dal Cappellano Padre Kolumban Reichlin, ispezione consistita nel guardare negli occhi tutte e 34 le nuove Guardie Svizzere - i nuovi soldati si impegnano a vegliare costantemente per garantire la sicurezza del Santo Padre e della sua residenza.

Il ritorno, dopo due anni, di due soldati ticinesi nel Corpo della Guardia Svizzera Pontificia - Fra i novizi alabardieri che sono entrati a far parte dell'esercito più antico del mondo (fondato da Papa Giulio II Della Rovere nel 1506) e che hanno promesso di difendere "il Pontefice regnante e i suoi legittimi successori, sacrificando, se necessario, anche la mia vita" - come recita la formula di giuramento letta dal Cappellano Kolumban Reichlin - ci sono anche due ticinesi: Gabriele Scaffetta di Locarno e Giacomo Porcini di Lugano.

Il cerimoniale del giuramento: mano sinistra sulla bandiera e tre dita della mano destra alzata in evocazione della Trinità - Il loro ingresso fra le guardie di Sua Santità, giurando con la mano sinistra sulla bandiera e tre dita della mano destra alzate in evocazione della Trinità - segna anche il ritorno del Ticino, dopo due anni di assenza, nella schiera delle regioni linguistiche presenti nel Corpo, dove prevalgono i membri provenienti dal Cantone di Friburgo (17), seguito dai Cantoni Vallese (16) e San Gallo (13).

Che sia un corpo militare "leggermente" differente dall'idea di un apparato in armi che solitamente si ha, lo si capisce non soltanto dalla ridondante e pomposa divisa che spicca qua e là tra le sacre architetture, ma anche dal tipo di dichiarazioni rese da chi quella livrea indossa.

Corpo, anima e cuore per il Papa - «Siamo soldati del Papa, Guardiani della Città del Vaticano e servitori della Chiesa - spiega l'alabardiere Scaffetta - questo servizio è rivolto in particolare alla persona del Romano Pontefice, ma anche a tutti i pellegrini, per cui rappresentiamo un punto di riferimento. Il nostro motto - evidenzia - esprime al meglio i nostri valori, e il nostro servizio non ha il fine di glorificare noi, ma la Chiesa; questo passa anche attraverso la buona immagine e l'impeccabilità di ogni servizio».

Questa mattina, assieme ai loro genitori, sono stati ricevuti da Papa Francesco: «Per me significa mettere il mio corpo, la mia anima e il mio cuore rivolti completamente a lui - ha dichiarato l'alabardiere Porcini - con il giuramento, inoltre, diventerò parte integrante di una famiglia secolare come quella della Guardia Svizzera Pontificia. È un onore indescrivibile che porterò per sempre con me».

Il suggeritore interiore che ha dato la spinta - Da cattolici, l'idea di servire il Papa e la Chiesa li ha sempre attratti: Scaffetta ricorda che seppur «l'evento catalizzatore è stato il viaggio informativo compiuto dopo il liceo», è da ricercarsi in un «suggeritore interiore» la causa vera di questa particolare chiamata che li ha portati qui oggi nel luogo più alto dell'espressione cristiana. «Mi sono sentito chiamato a questo servizio - conferma - che da un lato mi attraeva fortemente, mente dall'altro presentava numerosi elementi di sfida, in assenza dei quali si può sempre dubitare si essere sulla giusta strada».

Il grande ruolo della fede in questi militari - Ma la fede, per questi giovani soldati, gioca un ruolo troppo grande nelle partite interiori e così il rapporto che si instaura con essa - come in modo singolare cerca di descrivere Scaffetta - «è come quello di un pesce con l'acqua. Ora che sono in Vaticano, ho trovato un ottimo mare».

Uomini di fede, oltre che militari, se anche Porcini sottolinea «potere respirare una così forte aria di cristianità mi sta aiutando sempre di più a rafforzare la mia fede», e abituati alle letture. «Lettura fondamentale è quella della Bibbia - sgombra subito il campo da ogni dubbio Scaffetta - insieme ovviamente alle vite dei Santi. Nel mio caso, a ciò si aggiungono svariati saggi, che leggo volentieri e che aiutano a capire dal punto di vista storico vari temi di storia della cristianità».

«Nel mio cuore la Collegiata di Sant'Antonio» - Al giorno più importante per la vita di un soldato ci sono arrivati esercitandosi «nelle marce e nello svolgimento delle cerimonie» e al contempo con «la preghiera e la formazione spirituale che ci hanno accompagnato alla piena comprensione di questo giuramento».

Loro però sono diventate già Guardie Svizzere lo scorso 9 marzo, giorno in cui sono entrati in servizio principalmente come «sentinelle agli ingressi» o in impieghi di «servizi d'ordine e d'onore» riferisce Scaffetta che non dimentica - lui adesso fedele servitore militare della chiesa più importante del mondo - la Collegiata di Sant'Antonio, a due passi da casa sua.

«Mi ha visto crescere nel mio cammino di fede - sottolinea - nel mio cuore un posto speciale è sicuramente riservato alla "mia" chiesa».




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